FORTIN: un fià tanto, ma non diteglielo sennò si monta la testa… E Mirabelli se ne accorge e lo vende. Nonostante la giovane età sfoggia sicurezza e disinvoltura tali tipo un veneto quando deve affrontare un controllo della Stradale dopo che si è bevuto mezza osteria.
DELLI CARRI: arriva a Padova lo scorso anno con l’etichetta del figlio d’arte, ma per fortuna, già dopo il secondo lavaggio a freddo, si scopre che invece è anche capace di giocare a calcio. Un po’ sgraziato nei modi ma con la sua testa a 23 spigoli si scopre anche Goleador (alla liquirizia) inanellando 4 reti.
BELLI: un po’ più alto di Villa ma non una cima, soprattutto nelle interrogazioni. Con Delli Carri e Perrotta forma un trio formidabile (i Belli Carri) e ha trasformato la difesa in una vera a propria diga. E abbiamo usato la consonante giusta.
PERROTTA: la vittoria al mondiale nel 2006 lo ha comunque mantenuto umile. Potente come un Dyson quando cattura gli avversari, li mette a disagio come vegani alla sagra del cinghiale.
FAEDO: rubato alla Virtus Verona grazie anche al suo curriculum scolastico (che lo vede prossimo alla laurea in ingegneria) per terminare i lavori dell’Euganeo. Lui si presenta al cantiere della Sud con caschetto e cazzuola ma alla vista della curva si arrende e preferisce andare a mazzuolare in campo. Quando viene chiamato in causa costruisce un muro in difesa.
BELLI/CAPELLI /BIANCHI: il brizzolato va di moda.
CRISETIG: gioca con la calma di un pensionato in posta il primo del mese. Chirurgico, con la sua intelligenza ha radrezzato il centrocampo (scontatissima ma ci stava).
VARAS: in campo gioca e corre per 4 (Kevin, Varas, Jonathan e Marcillo). Ha la faccia da bravo ragazzo ma in campo si trasforma col piglio di un delinquente delle peggiori periferie di Caracas (pur provenendo dall’Ecuador, misteri).
FUSI: ha il vizio di Lapo, cioè di tirare, ma l’ultima sua fucilata vincente risale alla guerra del 15-18. I suoi piedi sono aggraziati come una Fiat Duna ma compensa con corsa e aggressività impressionanti, da vietare ai minori. Anzi, pare che sia già stata creata la categoria a suo nome su OnlyFans.
KIRWAN: la Nuova Zelanda è vicino a Padova. Con lui in rosa il Padova potrebbe raggiungere la meta.
FAVALE: non favale, non favale! (cit. allenatore di Rocky)
VILLA: corre sempre sulla fascia e prova a spingere anche se non gli scappa. Le sue falcate un po’ ci ricordano Legati e, se non ci fosse la fine del campo, ce lo ritroveremmo a correre fino in tangenziale. Ha i polmoni di un SI Piaggio truccato degli anni 80. Moto perpetuo.
GRANATA: classico giocatore esplosivo pronto a essere gettato nella mischia stile petardo di fine anno.
SPAGNOLI: il nostro “mandoeon” del cuore è frenato un po’ dagli infortuni di inizio stagione (e dal fatto che gli armadi a 6 ante IKEA hanno bisogno di tempo per essere costruiti) che ci hanno comunque permesso di scoprire la sue passioni per la letteratura e la cultura. Ci dà l’idea di essere forte, ci dà l’idea di non scrivere nulla contro di lui perché con uno schiaffo finiremmo nel prato. Della Valle però.
RUSSINI: bravo a riprendersi dopo il grave infortunio dell’anno scorso, è sempre pronto a mettere in campo cuore, polmoni, tibie e peroni (le birre). Poi il fatto che abbia cacciato il pero al Vicenza nel derby di due anni fa (yes, we Caneo!) lo fa di diritto nostro eroe nazionale.
VALENTE: pare che nei tatuaggi delle sue braccia siano celati i pizzini con gli schemi vincenti che mister Andreoletti manda ai vari giocatori… E anche il pin del bancomat della Bianchi.
LIGUORI: irritante per gli avversari come una cartella di Equitalia, vince il trofeo di giocatore più odiato dalle altre tifoserie, che gli riservano sempre cori affettuosi. Prende più botte del cameraman di Brumotti ma inquadra la porta molto meglio.
BROH: dopo la sostituzione a Trento era dai tempi di Morgan e Bugo che non si assisteva ad una scenata così clamorosa. “Broh? dov’è finito Broh?”
BORTOLUSSI: taglia le difese con la regolarità con cui Fleximan tagliava gli autovelox. A volte si mangia di quei gol che manco Panzaggiato all’all you can eat, ma poi nei momenti decisivi è più guizzante di un borseggiatore a Venezia.
DE MARCHI: ci manchi tanto, come la porta.
MISTER ANDREOLETTI: Arriva a Padova circondato da una nube di scetticismo tipo Rovigo a novembre, fa venire l’afasia a qualche vecchio della ovest che non riesce a pronunciare il suo cognome (sono volate dentiere), si ritrova in uno stadio casalingo desolato. C’è chi dice sia appena uscito da Uomini e donne… E invece in poco tempo riesce nell’impresa di far resuscitare Crisetig e Valente, riesce a mettere i giocatori al loro posto, propone schemi logici, rilascia dichiarazioni in sala stampa intelligenti azzeccando pure tutti i congiuntivi e indossa le scarpe nere col completo scuro. Oddo, con le sue scarpe bianche, può star sereno, che tanto rimane disoccupato.
CANEO: nulla avviene per caso e tutto quello che sta accadendo oggi è per merito suo, ricordatevelo infedeli. Per Cristo nostro Caneo. Amen.
OUGHOURLIAN: francamente hanno rotto le palle la sua ingerenza, onnipresenza e mania di protagonismo: è ovunque, sempre a volersi fare intervistare, sempre in mezzo alle foto, non puoi chiedere un autografo che te lo fa lui, non puoi chiedere una maglia a un giocatore che arriva lui e ti dà la sua canotta, non puoi bere una birra che ti trovi lui davanti che ne sta ordinando 35, non puoi pisciare tranquillo che te lo trovi dietro le spalle. Questa storia del santino con la sua immagine da mettere in macchina (“guida piano, Franco (armeno) ) e la preghiera da recitare prima di radersi (“Joseph nostro che sei nei peli…”) ci sembrano, infine, mosse di marketing francamente eccessive.