La maglia, una seconda pelle – Il biancoscudo dei Panzer
La maglia del Calcio Padova negli anni ’50, epoca di imprese rimaste per sempre nella storia. Da Scagnellato a Hamrin e Brighenti, ecco i Panzer che con il biancoscudo hanno cambiato il calcio italiano.
Gli anni ’50 si aprono per il Padova con una salvezza risicata (1950/51) e la retrocessione in B nella stagione 1951/52. La tifoseria è scontenta e le contestazioni al Presidente Valentino Cesarin si susseguono, tanto da indurre il timoniere della società di Via Carducci a passare la mano a Bruno Pollazzi, già nei quadri dirigenziali del club negli anni precedenti.
Con Pollazzi il Padova si assesta in Serie B e nella stagione 1953/54 in pieno svolgimento pesca un allenatore appena licenziato dalla Triestina – Nereo Rocco – per sostituire Pietro Rava. Rocco, già biancoscudato da calciatore a inizio anni ’40, sarà la guida di un Padova stellare negli anni successivi.
I biancoscudati vestono la maglia più bella di sempre. Una casacca che osiamo definire “fuori concorso”: bianca con il solo scudo a risaltare sul petto, amore a prima vista. Con risvolti rossi attorno al collo – in alcune annate leggermente a V – o sulle maniche, la sola vista della divisa del Padova è un presagio di difficoltà per le avversarie che, soprattutto nel catino dell’Appiani, avranno vita difficile al cospetto dei biancoscudati.
Con una formazione-tipo consolidata e un gioco votato a micidiali ripartenze, Rocco plasma il Padova a sua immagine e somiglianza e lo porta a un terzo posto che grida ancora vendetta (1957/58). Anche per qualche svista arbitrale, i biancoscudati finiscono dietro alle sole Juventus e Fiorentina, con il terzo posto finale a rappresentare il risultato più importante mai raggiunto nel massimo torneo italiano dal nostro club. La divisa biancoscudata rimarrà tale per tutto il decennio, che di fatto concluderà l’era di Nereo Rocco sulla panchina dell’Appiani. Il celebre allenatore giuliano, infatti accetterà finalmente la chiama del Milan di Gipo Viani nel 1961.
Nonostante lo scudetto mancato di un soffio, il Padova riesce comunque a cucire il tricolore sulla propria maglia. Merito dei ragazzi della Juniores, vincitori nel 1960 del trofeo nazionale che oggi equivarrebbe allo scudetto assegnato nel campionato Primavera. Chissà come sarebbe stato, invece, un tricolore di Serie A sul petto dei nostri Panzer tra la folla festante dell’Appiani o sui campi delle grandi d’Italia.
Tra rimpianti e nostalgia, il Padova saluterà la massima Serie nel 1962, dopo un solo anno dal commosso addio con Rocco. Quello che doveva essere un semplice “arrivederci”, si rivelerà un lungo viaggio tra purgatorio e inferno, prima della difficile risalita.
Nella prossima puntata de “La maglia, una seconda pelle”, spazio alla biancoscudata nella buia era degli anni ’60 e ’70, tra illusioni e ristrettezze economiche, fino all’amara C2.
Qui i precedenti capitoli del nostro speciale sulla maglia più bella del mondo: