Amarcord

Quando Wembley si tinse di biancoscudato

Dici Wembley e pensi al tempio del calcio. Quello vero, nato tra i verdi prati d’Inghilterra nel IX secolo, e gelosamente custodito proprio dalla patria dei three lions come un qualcosa di sacro, un privilegio intoccabile. Tanto che della nazionale inglese in competizioni internazionali non vi è traccia almeno fino al 1950, anno che segnò la prima apparizione ai mondiali in Brasile (con cocente eliminazione).

Dici Wembley, e pensi alla finale degli Europei in programma domenica, con i nostri azzurri impegnati proprio contro i padroni di casa per una sfida dal fascino incredibile. E la macchina del tempo ci riporta al 6 Maggio 1959, una data da cerchiare in blu (anzi, azzurro), nel calendario del nostro calcio.

Londra, Wembley: il teatro perfetto per un’amichevole tra Inghilterra e Italia, la squadra dei leggendari Bobby Charlton e Warren Bradley contro la truppa azzurra allenata da Giovanni Ferrari. In campo, il meglio della nostra Serie A, pur con una formazione per certi versi sperimentale al tramonto di una stagione che coronò il Milan di Nereo Rocco al primo posto. Proprio lui, il Paron, fino a pochi mesi prima a far sognare l’Appiani, e che in rossonero costruirà la prima squadra dei sogni capace di vincere (guarda caso, proprio a Wembley) la Coppa dei Campioni.

In campo, di fronte a oltre 90 mila spettatori, gli azzurri sono capitanati da Armando Segato, originario di Vicenza ma in forza alla Fiorentina, con due pezzi pregiati della rosa biancoscudata. Sergio Brighenti e Amos Mariani, rispettivamente centravanti e ala tattica della squadra classificatasi al settimo posto in coabitazione con Vicenza e Napoli.

Segnarono gli inglesi, due volte, dandoci per morti. Proprio mentre la banda si preparava a intonare la Marcia Reale, ecco però il ruggito dei veri leoni di Wembley, quei due ragazzi con la maglia bianca e lo scudo gigante sul petto, mattatori nel pomeriggio in terra d’Albione. Con una rete ciascuno, nell’arco di cinque minuti, regalarono all’Italia la rimonta definitiva, pur sfiorando nel finale il clamoroso successo. Una rimonta nel segno del Calcio Padova.

Il risultato è tutt’ora impresso nella memoria collettiva e inciso nella tradizione delle due nazionali. Per la prima volta, infatti, l’Italia strappò un pareggio nel tempio dove a ruggire, fino ad allora, erano stati soltanto i padroni di casa. Servirono due biancoscudati, appunto, a scrivere una nuova pagina di storia.

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