La maglia, una seconda pelle – Un futuro di… Serie A
Un cambio di look a tutto tondo, le ambizioni della provinciale che vuol tornare grande, anni di incredibili successi e storie da raccontare. Ecco il Padova con un nuovo biancoscudo e all’orizzonte un futuro… di Serie A
L’estate 1989 porta sulla maglia del Padova una novità importante, se non epocale. Lo scudo storico, quello disegnato fin dalla fondazione del club, saluta tutti, sostuito da un nuovo logo societario che unisce alla tradizione sportiva della città, anche un elemento della sua iconografia tradizionale. Per volere del management del club di Marino Puggina – votato al marketing e di certo all’avanguardia per i tempi – il nuovo stemma societario è uno scudo più squadrato, con l’effige del cavallo di Erasmo da Narni, detto Gattamelata. Inevitabilmente, anche la maglia assume una fisionomia inedita, con lo sponsor tecnico Adidas intento a disegnare la miglior divisa per coniugare tradizione e modernità. Il Padova della stagione 1989/90 è sponsorizzato da Tutto Pannocarta. La maglia bianca è scollata, con una V piuttosto pronunciata, e i risvolti rossi, come da tradizione.
Il campionato 1990/91 regala una delle stagioni più belle, eccitanti e sofferte della storia biancoscudata moderna. È il torneo di Padova-Barletta 4-3, della beffa di Lucca, di una Serie A sfuggita per un pelo. Il Padova di Albertini, Di Livio, Bennarrivo, Galderisi veste ancora la “Tutto”, una delle maglie più iconiche della nostra ultracentenaria storia. La maglia da trasferta è ugualmente bella, rossa con inserti in bianco, oppure (la terza) di un blu acceso sul quale lo scudetto con il Gattamelata risalta come una stella nel cielo.
Smaltita la delusione, i biancoscudati si riorganizzano per il torneo 1991/92 con un nuovo allenatore. Bruno Mazzia prende il posto di Mario Colautti, per un Padova rinnovato nei volti ma con le stesse ambizioni di tornare in Serie A. Un nuovo sponsor compare sulle maglie, trattasi di Acqua Vera, azienda di San Giorgio in Bosco (Padova). La stagione biancoscudata, però, tradisce le attese, e il Padova si trova a lottare per evitare la retrocessione in C più che per altri sogni di gloria. Tocca al giovanissimo vice-allenatore, Mauro Sandreani, condurre la barca in porto in un teso finale di stagione. Il Padova si salva, e inizierà proprio a quel punto un ciclo di clamorosi successi. La maglia è sempre griffata Adidas, semplice nella sua impostazione e classica nel look. Curiosità: il settore giovanile biancoscudato nel campionato 1991/92 veste Umbro, e la maglia è davvero accattivante.
Con la stagione 1992/93 matura anche un nuovo cambio di sponsorizzazione tecnica. Lotto, di Caerano San Marco (Treviso), entra in una partnership che ridisegna le maglie biancoscudate nel segno della tradizione. Look minimalista, bianco dominante, e spazio allo scudo con il Gattamelata sul petto. La maglia del Padova vive un triennio sconsigliato ai cuori deboli. Dopo la promozione sfumata nel 1993, la squadra di Sandreani vince lo spareggio contro il Cesena a Cremona nel 1994 e vola in massima serie, un traguardo atteso per 32 anni. Il 10 Giugno 1995 il Padova vincerà poi un altro spareggio – contro il Genoa – assicurandosi la permanenza in paradiso.
La principale novità del campionato 1995/96, dopo la permanenza in A, è rappresentata dal cambio di sponsor tecnico. Lotto lascia il posto a Diadora, anch’essa azienda del trevigiano, che disegna la prima maglia della storia con i nomi dei calciatori stampati sul retro. La bianca è spettacolare: moderna, con pochi dettagli, risalta agli occhi in tutta la sua bellezza. Per la seconda (rossa) e la terza (blu), poi, ecco la sorpresa. Il Gattamelata è in versione extra-large, stampato sull’intero fronte della divisa, mentre lo scudetto classico sparisce dal cuore dell’atleta.
Il ritorno in Serie B vede le maglie Diadora cambiare ben poco. Per la stagione 1996/97 e successiva, i ritocchi sono ridotti al minimo, e la terna di divise rimane pressochè immutata. Cambieranno solo gli sponsor ufficiali: Millionaire Market, prima, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, poi. Fino all’anno della retrocessione in C1, con il Padova impegnato nel Girone A della terza serie nazionale nel torneo 1998/99.
Il campionato che segna la rovinosa caduta dei biancoscudati addirittura in C2, vede nel contempo anche la separazione con Diadora dopo quattro anni e pochissimi successi. Sono già un ricordo lontano gli anni – pur recenti –di gloria e vittorie. Il Padova è una società a pezzi, con il morale della piazza ai minimi storici dopo l’avvento di Cesarino Viganò alla presidenza e una sciagurata gestione nei tre anni solari precedenti.
Nonostante le ripetute umiliazioni, la maglia con lo scudo sarà comunque al suo posto, in tutta la sua bellezza, anche in mezzo alla tempesta al cospetto di dirigenti buoni a nulla (a voler esser gentili).
Nella prossima puntata de “La maglia, una seconda pelle”, parliamo del Padova nel nuovo millennio, tra nuovi sponsor tecnici, segnali di resurrezione e l’avvento del Cavaliere Cestaro nella stanza dei bottoni.
Qui i precedenti capitoli del nostro speciale sulla maglia più bella del mondo:
#1. Dalle origini agli anni ’50
#2. Il biancoscudo dei Panzer
#3. Anni bui
#4. I primi sponsor